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Fiume di portata

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Fidandosi del buio dietro gli occhi
si trovano bagliori come stelle 
quando la tua voce riempie il vuoto
scavato per i fianchi nel palato
un tutto che si tiene

                               tra la fronte

e il gran silenzio del tuo sguardo

sulla sera – E’ il nostro mondo,
di toccarci con le ali, poi raccolte,
sopra il tavolo in castagno,
verso un lembo raro del giardino,
fino al mare aperto. Una mansione,
il prolungamento della casa, 
lungo il sentiero dei lecci secolari,
fin giù alla distesa delle viti.
Dove inizio a camminare-

 

coi fiori più selvatici, e l’agave
che ti offro sulle labbra-
è il mio posto, sui camini delle fate,
che taglia tutti i nodi delle mani,
e basta poco,
per andare al faro ,alle tempeste
coi resti delle mareggiate 
se nell’ambra fai bollire le tue reti,
tra il fogliame del miobosco c’è l’odore
di albicocche solo tue..allora salgo
salgo sopra il noce. Per toccarti

 

ho legato con i rami un filo al piede
annodato all’altro capo con l’azzurro,
un principio che ogni sera quasi muore,
poi risale con il giorno a copricapo,
spruzzando sulla terra la tua voce,
con i semi che può spargere una baia,
arrivo dentro il fiordo che più amo
e le vene sono un fiume di portata.

 

 Leonora Lusin - 15/01/2017 22:11:00 [ leggi altri commenti di Leonora Lusin » ]

Un fiume d’amore scorre nelle tue vene e questa poesia lo rivela tutto.Mi sono sentita te e ho camminato con te e con te sono salita sopra il noce.Che magia Amina!

 Lig E. Norant - 08/08/2016 12:43:00 [ leggi altri commenti di Lig E. Norant » ]

La fecondità di una poesia, è generare altre ispirazioni, magari non sempre all’altezza della musa ispiratrice, pur tuttavia non meno di devota scrittura.

Parole come balsamo sulle ferite
di un’anima in esilio tra il cielo delle stella
già intraviste nello sguardo di un buio dentro gli occhi
e la terra del silenzio di un altro divenuto il tu

per avere delle ali nel nostro mondo
racchiuso in una mano che fiorita
a giardino, si arte di mansioni
per un’opera in castagno
che dà forma al temporale nell’Eterno.

Allora quel tu ci diventa casa
prolungamento della gioia sul cammino delle fate
o del lamento delle bestie per l’odore
della terra quando si raggruma in mille umori.

Così il faro, il mare, la tempesta,
così la mareggiata sulle reti
è l’albicocca come anello sopra il piede
è quel tu ritrovato come un fiordo
dove muore nella sera ogni pace
per la gioia caduta come stella
tra le rughe millenarie della terra.

Sia accolto clemente questo piccolo omaggio.

 Amina Narimi - 02/08/2016 00:35:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Siete chi amo..
" non sono buona" di scriverlo in altro verso

 Cristina Bizzarri - 31/07/2016 19:42:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Sono seduta al tuo tavolo di castagno e ti vedo, Amina, perché la tua poesia è visione in cui entrare, partecipare. E celebro in silenzio questo momento del tuo rosario di foglie, sapienza divina, orazione. E capisco che non è questione di credere ma di sapere.

 Ferdinando Giordano - 31/07/2016 18:16:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]

Dicesi "divino" tutto ciò che passa per il legno e non si ferma, ma diventa nettare per l’anima. Come ti hanno distillata?

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